Finocchietto Selvatico

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  • E’ una Pianta erbacea perenne, aromatica, caratterizzata da un rizoma biancastro e da densi cespi di foglie, che compaiono in autunno inoltrato, di colore verde brillante. In estate, si originano fusti eretti, alti fino a 1,5 m, ramificati, che portano ombrelle di piccoli fiori gialli. I frutti sono degli acheni oblunghi, glabri. Tutte le parti della pianta emanano un intenso odore, prodotto da alcuni olî essenziali, quali anetolo, estragolo, carvolo, acido anisico, fenene, pinene, canfene e limonene. E’ diffuso in qualsiasi clima. Ne esistono di molte specie, ma in medicina viene ricercato il finocchio selvatico che cresce spontaneo nei terreni fertili e molto soleggiati.

  • Raccolta:
  • Esposizione Soleggiata: Si
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Il finocchio è una pianta che non ha particolari esigenze, ma predilige un clima mite; nelle zone mediterranee caratterizzate da un clima temperato-caldo, la coltivazione a scalare a partire dai primi mesi dell’anno, consente di avere a disposizione questo ortaggio per quasi tutto l’anno; il periodo di maggior consumo è comunque quello invernale. Quello che è essenziale sapere sul clima è che il finocchio teme le temperature sotto i 7 gradi e quelle sopra i 30. Il finocchio è sensibile alle ore di luce diurna, ha bisogno di 12 ore di luce e monta in seme se queste aumentano, per questo motivo va seminato a marzo oppure a giugno/luglio. Teme il gelo e per questo va raccolto prima delle gelate invernali.

Preparazione del terreno – Il terreno che deve ospitare questa coltura deve essere preparato con la massima cura, sia negli strati superficiali che in quelli sottostanti, sino ad una profondità di circa 25-30 centimetri. In genere non è consigliabile eseguire una concimazione di fondo a base di letame o compost, in quanto si tratta di una coltura a ciclo breve e comunque segue di solito una coltura principale, avvantaggiandosi quindi della fertilità residua lasciata da quest’ultima. Successivamente il terreno va affinato, perché troppo zolloso, ed eventualmente irrigato quanto basta prima di effettuare il trapianto.

Rotazione –  Non è opportuno mettere a dimora il fi nocchio per duetre anni di seguito nella stessa aiola e dopo piante che appartengono alla sua stessa famiglia botanica (carota, sedano, prezzemolo).

Il Trapianto – Il trapianto si esegue quando le piantine sono alte attorno ai 10-12 centimetri e quando le radici trattengono perfettamente il terriccio dell’alveolo. Nelle regioni settentrionali il periodo più indicato per il trapianto va da fine luglio a metà agosto, anche se si può arrivare ai primi di settembre; in quest’ultimo caso c’è però il rischio che i grumoli non si ingrossino completamente prima dell’arrivo della stagione fredda. Nelle zone a clima mite, come le nostre per esempio,  il trapianto – per produzioni autunno-invernali – inizia a settembre e si può protrarre fino a novembre. Il trapianto avviene a file binate o anche a file singole, e le distanze di trapianto sono di 20-25 cm sulla fila e 50-60 cm tra le file. Meglio eseguire il trapianto in aiuole sopraelevate per evitare problemi di ristagno idrico.

Gestione della pianta – tra le operazioni principali si ricorda la gestione delle infestanti, fondamentale per evitare la competizione con la coltura. Può essere effettuata anche la pacciamatura, con i vantaggi già citati per altre colture, ma è meno frequente per il finocchio. Ma sicuramente l’operazione più particolare, tipica di questo ortaggio e diffusa a livello professionale e non hobbystico è l’imbianchimento. L’imbianchimento consente di migliorare sia la qualità che l’aspetto dei grumoli, rendendoli completamente bianchi. Questa pratica si esegue dando terra alle piante (rincalzatura) una sola volta 15 giorni prima di raccogliere oppure effettuando 3-4 rincalzature dal momento in cui i grumoli iniziano ad ingrossarsi. Il terreno deve essere accostato alle piante e coprire buona parte del grumolo.

Acqua a volontà – L’irrigazione del finocchio deve essere sempre molto curata, far soffrire la siccità al fi nocchio significa, nelle prime fasi di sviluppo, impedire l’approfondimento dell’apparato radicale e, in seguito, bloccare la vegetazione con notevoli perdite di peso e volume dei grumoli. Bisogna perciò irrigare in modo continuativo, specialmente nei periodi più caldi, senza esagerare però con le quantità d’acqua.

La concimazione – il finocchio è piuttosto sensibile alle concimazioni azotate nel senso che può accumulare nitrati (sostanze dannose all’organismo) nelle parti che vengono consumate. L’accumulo di nitrati, di regola, è più elevato nei periodi freddi, quando la durata della luminosità giornaliera è breve. L’azoto, sotto forma di nitrato ammmonico-26, si può apportare, prima della semina o del trapianto, solo in terreni poveri, nella quantità di 10-15 grammi per metro quadrato. Con la coltura in atto invece l’azoto va somministrato due volte (qualsiasi sia il tipo di terreno di cui si dispone) nella quantità complessiva di 25-30 grammi di nitrato ammonico-26 per metro quadrato: la prima somministrazione va eseguita dopo il diradamento, la seconda somministrazione dopo 15-20 giorni. In ogni caso è necessario eseguire le concimazioni in copertura, lontano dalla raccolta, ultimandole almeno un mese prima di raccogliere i grumoli. È consigliabile, dopo la spargimento dei concimi azotati, eseguire una zappatura o un’erpicatura superficiali per interrarli leggermente. Il fosforo si può apportare, sotto forma di perfosfato minerale, interrandolo al momento della preparazione del terreno nella quantità di 40 grammi per metro quadrato. Per arricchire il terreno in potassio si può impiegare solfato di potassio-50, interrandolo al momento della preparazione del terreno nella quantità di 30 grammi per metro quadrato.

La malattia più dannosa che colpisce il finocchio è indubbiamente la sclerotinia (causata dal fungo Sclerotinia sclerotiorum) in quanto danneggia irrimediabilmente il grumolo della pianta. La parte aggredita dal fungo marcisce e si ricopre di un feltro di colore bianco candido. Le piante colpite vanno estirpate e allontanate dall’orto per evitare che nel terreno rimangano gli organi di conservazione del fungo.

Prevenzione. I provvedimenti da adottare per contenere le infezioni di sclerotinia sono essenzialmente di carattere preventivo. Essi si basano sull’accurata sistemazione del terreno per evitare i ristagni d’acqua, sull’adozione di una densità d’impianto ottimale, sul contenimento della concimazione azotata e degli interventi irrigui. Nei terreni contaminati, prima della lavorazione, si può ricorrere alla lotta microbiologica con il fungo antagonista Coniothyrium minitans che si sviluppa a spese degli organi di conservazione del fungo, distruggendoli. Dopo il trattamento occorre lavorare il terreno fino ad una profondità di 10-20 centimetri; sono da evitare successive lavorazioni profonde per non portare in superficie gli organi di conservazione del fungo provenienti dagli strati di terreno non trattati.

Per approfondimenti si rimanda a siti più specifici.

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