Appartengono a questa categoria numerose specie, della famiglia botanica delle Brassicaceae. Si tratta di piante che si adattano a crescere sia in regioni a clima temperato che a clima freddo, avendo quindi una distribuzione in tutto il globo. Per la loro plasticità i cavoli ed i cavolfiori sono piante molto rustiche che non richiedono particolari ambienti di coltivazione. Attenzione però ai ristagni idrici, molto pericolosi e da evitare. Le migliori produzioni si ottengono in zone a clima fresco e umido. Il fattore climatico più importante è la temperatura, sia durante la fase di transizione da vegetativa a riproduttiva che prima e dopo di essa. Per le cultivar precoci la temperatura ottimale per la formazione dei corimbi è di circa 17°C. Con temperature superiori a 20°C il passaggio alla fase riproduttiva è ritardato e la qualità dei corimbi diviene scadente. Se si effettua il trapianto in piena estate, attenzione a non utilizzare varietà a ciclo troppo breve (60 giorni o anche meno) perché necessitano di una gestione molto accurata (irrigazione e concimazione) per evitare lo sviluppo precoce dell’infiorescenza. Infatti, in condizioni di stress termico (elevate temperature), se le piante di cavolfiore e cavolo broccolo non vengono irrigate e concimate in maniera sufficiente e costante, arrestano precocemente lo sviluppo vegetativo e vanno subito in fioritura, sviluppando un capolino di dimensioni piccole e scarsa qualità. Le elevate temperature inoltre penalizzano anche la qualità del prodotto.
Preparazione del terreno – Il terreno deve essere lavorato ad una profondità di almeno 40 cm, in quanto le brassicacee sono dotate di un apparato radicale profondo. Concimare con letame maturo o concime organico pellettato (compost, ecc…): Dosaggio = 4-8 kg/mq. Il concime va incorporato bene nel corso della lavorazione profonda. Successivamente il terreno va affinato, perché troppo zolloso, ed eventualmente irrigato quanto basta prima di effettuare il trapianto. Si consiglia di preparare delle aiuole rialzate 10-20 cm, dove mettere a dimora le piantine, in modo da far defluire perfettamente l’acqua in eccesso.
Il Trapianto – Quasi tutte le brassicacee normalmente coltivate nei nostri orti vanno trapiantate a distanza di 60-80 cm sulla fila e 80-100 cm tra le file. E’ preferibile evitare di piantare il cavolfiore due volte di fila sullo stesso terreno. In un orto familiare, può seguire ortaggi come lattuga, carota o pisello. Per quanto riguarda l’epoca di trapianto, soprattutto per broccoli cavolfiori è possibile distinguere due categorie:
- Cultivar precoci: trapianto a luglio e raccolta a settembre – ottobre;
- Cultivar medio tardive o tardive: trapianto ad agosto e raccolta a novembre dicembre o febbraio – marzo.
Per ciascuna varietà viene descritta anche la lunghezza del ciclo colturale, che può variare da 65-70 gg (varietà a trapianto estivo, molto precoci) fino a 140 gg (varietà a trapianto autunnale e raccolta la primavera dell’anno successivo).
Gestione della pianta – La gestione dei cavoli, broccoli e delle brassicacee in genere è molto semplice. L’operazione fondamentale già nelle fasi successive al trapianto è l’eliminazione delle erbe infestanti. Per le tipologie come il cavolfiore (diverse varietà) si consiglia di legare le foglie a coprire l’infiorescenza, in modo da proteggerla dalle gelate, conservandone anche il colore candido.
Acqua a volontà : Si tratta di una piante che necessitano di un equilibrio costante, sia dal punto di vista idrico che termico. Bisogna quindi garantire volumi idrici ridotti ma con turni più frequenti tra un’irrigazione e la successiva. Attenzione però nella fase post-trapianto, soprattutto per le varietà precoci a trapianto estivo, bisogna garantire un abbondante e costante apporto idrico per evitare di indurre la pianta in una fioritura anticipata da stress.
La fruttificazione e la concimazione – Delle brassicacee vengono consumate in genere le infiorescenze a corimbo, riunite in infiorescenze singole o a mazzetto, oppure le foglie. Bisogna quindi aver cura di concimare bene e abbondantemente le piante nelle prime fasi, al fine di promuovere uno sviluppo adeguato, soprattutto dell’apparato fogliare che poi dovrà dare tutti i nutrienti all’infiorescenza. In caso contrario, si otterrà una pianta con scarso sviluppo che emetterà un’infiorescenza anticipata, di scarsa pezzatura. La raccolta si esegue quando le teste (infiorescenze) sono ben compatte e formate. In genere il cavolo broccolo va formato prima che i fiori si aprano, se si raccoglie in ritardo anche l’infiorescenza tende ad “aprirsi”. In alcune tipologie di cavolo come il broccolo ramoso calabrese, una volta asportata l’infiorescenza principale, si sviluppano dei germogli laterali, che producono altre infiorescenze, le quali a loro volta vanno raccolte non appena raggiungono le dimensioni ideali (in genere più piccole di quella principale). Nel caso invece dei cavolfiori, il taglio per la raccolta dell’infiorescenza va eseguito nel fusto poco sopra il livello del terreno, in modo da non compromettere l’integrità dell’infiorescenza. I cavoli broccoli da foglia invece si raccolgono asportando in più volte le singole foglie, oppure i germogli interi che costituiscono la pianta, quando le piante stesse sono giunte al massimo sviluppo.
Plasmodiophora brassicae (Ernia del cavolo)
Il fungo, che può sopravvivere nel terreno anche per molti anni, aggredisce le piante a livello delle radici. Su queste ultime, con modalità infettive molto particolari, determina la formazione di tumori biancastri e fusiformi che un occhio poco allenato può confondere con analoghe formazioni determinate da batteri (agrobacterium sp.) o nematodi. A seguito di questi la vegetazione andrà incontro ad ingiallimenti ed appassimenti anche gravi. Il patogeno predilige terreni ad alto contenuto idrico, e temperature comprese tra 10 e 30°C. Lo sviluppo della malattia è inoltre favorito da terreni acidi e ricchi di potassio mentre è ostacolato da alti contenuti di calcio.
Phoma sp. (cancro del fusto)
A livello del colletto, già dalle primissime fasi vegetative, si manifestano tacche scure e allungate, che presto evolveranno in cancri. Sulle foglie si assiste alla comparsa di maculature dapprima chiare e poi più scure. Le piante colpite manifestano una vegetazione stentata e vanno incontro ad ingiallimenti ed appassimenti. Lo sviluppo della malattia è favorito da andamenti climatici caldo umidi (optimum 20°C).
Peronospora brassicae (peronospora delle crucifere)
La fitopatia si manifesta sulle diverse tipologie di cavolo. Sulle foglie compaiono macchie, dapprima clorotiche e successivamente necrotiche, a contorno irregolare delimitate dalle nervature fogliari. In corrispondenza di dette maculature, sulla pagina inferiore, si potrà sviluppare una efflorescenza bianco grigiastra, costituita dalle fruttificazioni del fungo. La malattia si avvantaggia di condizioni climatiche fresco-umide con temperature intorno ai 10-15 °C.
Insetti
Plutella sp., Pieris sp., Mamestra sp., e Athalia sp. (larve di lepidotteri e simili)
Le larve di questi lepidotteri si nutrono a spese delle parti verdi delle piante. Su queste determinano erosioni di dimensioni ed aspetto vario e caratteristico per ogni specie parassita. Il danno è, comunque, dato dall’indebolimento generale delle piante nonché dall’aspetto estetico che le può rendere non commerciabili. Facilmente confondibile con le larve di lepidotteri sono quelle dell’imenottero Athalia rosae (tentrenide), responsabili, comunque, di un danni molto simili. La lotta a quest’ultima, peraltro, si attua con modalità e prodotti simili a quella contro i lepidotteri.
Phyllotreta spp. (altiche delle crucifere)
Si tratta di piccoli (2-3 mm) coleotteri capaci di fare brevi salti. Gli adulti hanno colori (blu o nero) lucenti e metallici. Le larve creano erosioni o gallerie nel parenchima fogliare, ma alcune specie possono aggredire anche le radici. Compiono generalmente una sola generazione l’anno.
Delia radicum (mosca del cavolo)
Le larve (bianche, apode, lunghe 6-8 mm) di questo dittero, che compie 3-4 generazioni l’anno, parassitizzano la parte basale delle giovani piantine (radici, colletto e/o piccioli delle foglie più basse) scavandovi all’interno delle gallerie che determinano giallumi, marciumi e disseccamenti.
Aphis sp. (afidi)
Individui verdi e/o bruni si sviluppano in colonie più o meno dense e numerose sulle parti più tenere della pianta. Oltre al danno diretto dato dall’indebolimento della pianta per sottrazione di linfa, si evidenzia anche la produzione di melata, con conseguente possibile sviluppo di fumaggini, nonchè la potenziale trasmissione di Virus patogeni di vario tipo.
Esistono numerose altre patologie e fitofagi che frequentemente attaccano queste specie, ma si rimanda a siti più specifici.