Ibrido del tipo “tondino” a ciclo precoce, con pianta assai coprente e contenuta. I frutti, distribuiti alternativamente su di un breve racemo, sono del tipo “cherry” di colore rosso intenso a piena maturazione e del calibro di 2,5 – 3,0 cm.
Il pomodoro è senza dubbio la solanacea più coltivata nei piccoli orti domestici, soprattutto nel periodo primaverile – estivo. E’ apprezzato sia per la bontà dei frutti sia per il numero elevato di varietà disponibili che lo rendono idoneo a qualsiasi uso, dalle conserve (pelati, “salsa”) al consumo fresco. La temperatura ideale di accrescimento è compresa fra 18 e 24 °C, mentre oltre i 35 °C la produzione di fiori si interrompe. Sotto i 5°C la crescita è compromessa. La pianta ha bisogno di un terreno ricco di sostanza organica.
Le varietà di pomodoro possono essere distinte in due grandi gruppi:
Varietà a portamento “rampicante” (cioè ad accrescimento indeterminato) e varietà a portamento “nano” (cioè ad accrescimento determinato). Le piante appartenenti al primo gruppo hanno bisogno di sostegni, quindi durante l’accrescimento bisogna legarle bene ad intervalli regolari, per mantenerle perfettamente verticali, oppure far passare loro attorno una apposita funicella. Contrariamente le cultivar nane sono meno esigenti in fatto di sostegni oppure non ne necessitano affatto: le piante tenute a cespuglio posseggono fusti che ramificano naturalmente più numerosi e più flessibili. Esse non richiedono sostegni, ma quando i frutti si ingrossano il loro peso farà curvare il ramo fino a terra.
Preparazione del terreno – Il terreno deve essere lavorato ad una profondità di almeno 30 cm. Nella coltivazione in vaso, questi devono avere un diametro minimo di 25 cm e l’altezza deve essere relativamente abbondante : Altezza vaso = Diametro x 1,60 . Concimare con letame maturo o concime organico pellettato (compost, ecc…): Dosaggio = 4-8 kg/mq. Il concime va incorporato bene nel corso della lavorazione profonda. Successivamente il terreno va affinato, perché troppo zolloso, ed eventualmente irrigato quanto basta prima di effettuare il trapianto. Tra le buone pratiche di gestione della pianta va ricordata la pacciamatura del terreno che consiste nella copertura con teli di polietilene nero o colorato a seconda delle tipologie presenti in commercio, o materiali organici naturali (paglia, corteccia di pino, ecc…). Se si usano teli di plastica, questa operazione va fatta prima del trapianto, utilizzando strisce larghe circa 1 metro, forate oppure no, o teli di copertura totale. Su questi poi vanno creati i fori e le buche nel terreno dove mettere a dimora le piantine.
Ricordiamo i vantaggi della pacciamatura:
- Contenimento delle erbe infestanti;
- Ridotto consumo di acqua per irrigare;
- Maggiore precocità di raccolta (grazie al fatto che il terreno riscalda di più);
- Produzioni più abbondanti;
- Frutti puliti;
- Minore incidenza di malattie;
Il Trapianto – Quasi tutti i pomodori vanno trapiantati a distanza di 40 cm sulla fila e 100 cm tra le file, creando nel terreno piccole buche e avendo cura di accostare bene la terra alla radice della pianta, fino al colletto, senza coprire il punto d’innesto, nel caso di piante innestate! Le varietà di pomodoro a crescita indeterminata vanno da subito legate ad un tutore, poco dopo il trapianto, mentre quelle a crescita determinata non necessitano di alcun tutore. Subito dopo il trapianto irrigare abbondantemente le piante per favorire l’accostamento della terra alla radice e quindi garantire un buon l’attecchimento.
Gestione della pianta – Un’operazione fondamentale è la cosiddetta sfemminellatura, che consiste nello staccare i getti che si formano alle ascelle delle foglie (ossia dove le foglie si inseriscono sul fusto), in tal modo viene aumentata la produttività delle piante. Se siete un fumatore e le vostre dita sono sporche di tabacco lavatele bene prima di iniziare il lavoro oppure usate un coltello a serramanico. I pomodori sono molto sensibili al virus del tabacco e c’è pericolo che lo trasmettiate con le vostre dita. Alcune delle piante tenute a cespuglio tendono a produrre più foglie di quanto sia necessario, particolarmente quando si trovano in un buon terreno. Pressappoco all’inizio di luglio, controllatele attentamente perché potrebbe essere necessario defogliare i fusti che stanno producendo ancora fiori, spuntando anche gli steli perché essi non potrebbero ulteriormente dare frutti che matureranno prima della fine della stagione.
Acqua a volontà – La somministrazione dell’acqua pone sempre dei problemi: non vi sono regole rigide, ma è bene tenere a mente alcune norme generali. Quando trapiantate, date molta acqua alle piante; dopo di che, somministrate acqua soltanto saltuariamente, quando nuove radici iniziano a formarsi e si manifesta un nuovo sviluppo. Da questo momento in poi, aumentate la somministrazione d’acqua man mano che le piante crescono. Quando i frutti sono maturi è quasi inutile eccedere con l’acqua, ma quando la temperatura è elevata può essere necessario raddoppiare la somministrazione. Per le piante che si trovano nei cassoni o sotto altre protezioni, togliete i ripari e rimuovete i vetri di protezione quando la pioggia è imminente. Per le piante che si trovano sotto protezioni occorre ricordare che esse trarranno l’acqua di cui necessitano soltanto dai lati, dopo la penetrazione nel terreno dell’acqua d’irrigazione o piovana, quindi potrebbero avere esigenze maggiori di quelle coltivate in pieno campo.
La fruttificazione e la concimazione – Quando le piante sono in fioritura, è possibile facilitare l’allegagione dei frutti scuotendo leggermente verso mezzogiorno le aste di sostegno e le corde per favorire la caduta del polline. Per le piante nane o a cespuglio questo trattamento non è necessario. Iniziate a concimare quando i primi frutti cominciano ad ingrossarsi, usate un buon fertilizzante di tipo adatto, meglio se idrosolubile, attenendovi alle istruzioni indicate sul prodotto. Se avete preparato bene il terreno della coltura, le piante nane o a cespuglio non dovrebbero avere bisogno di concimazione; in particolare, se si esagera con i concimi, le piante a cespuglio tenderanno a produrre molto fogliame a discapito dei frutti.
Le avversità che possono colpire i pomodori sono le seguenti:
Peronospora: colpisce tutti gli organi della pianta, foglie e frutti. La comparsa dei primi sintomi si presenta nella pagina superiore delle foglie, sotto forma di macchie irregolari, decolorate e traslucide. Sul fusto, sui piccioli e sul rachide del grappolo la malattia si presenta sotto forma di macchie longitudinali scure più o meno estese. L’attacco sui frutti interessa soprattutto le bacche verdi, dove compaiono inizialmente delle macchie traslucide, che progressivamente si estendono, assumendo colorazioni tra il verde oliva e il bruno. I frutti colpiti difficilmente giungono a maturazione, cadono al suolo e marciscono. Le condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo della malattia sono:
- Elevata umidità (>90% Umidità Relativa);
- Bagnatura dei tessuti vegetali (foglie e fusto);
- Temperatura dell’aria superiore ai 10°C.
Sono consigliabili trattamenti preventivi a base di prodotti rameici, che vanno utilizzati periodicamente durante tutto il ciclo colturale. Nei casi più gravi, è possibile intervenire con prodotti chimici stoppanti o curativi, ma è bene farsi consigliare da un tecnico o dal rivenditore di fiducia.
Oidio: Attacca soprattutto le foglie, sulla cui pagina superiore compaiono macchie giallastre a contorno sfumato, che poi seccano. Sulla pagina inferiore, in corrispondenza delle macchie, si nota una caratteristica muffetta bianca. In genere questo fungo colpisce la parte bassa della pianta, ovvero le foglie più vecchie e può comparire a qualsiasi stadio. Sono consigliabili trattamenti preventivi a base di zolfo in polvere o bagnabile, che vanno utilizzati periodicamente durante tutto il ciclo colturale. Nei casi più gravi, è possibile intervenire con prodotti chimici stoppanti o curativi, ma è bene farsi consigliare da un tecnico o dal rivenditore di fiducia.
Muffa grigia: colpisce tutti gli organi epigei della pianta; su foglie e fusti genera aree irregolari di marciume chiaro che, in presenza di alta umidità, fanno sviluppare una caratteristica muffa grigiastra. Anche i fiori possono essere colpiti, ma il danno è molto più grave quando l’attacco è a carico dei frutti, sui quali provoca marcescenza molle. Lo sviluppo del fungo è, come detto, favorito da elevati tenori d’umidità quindi è molto utile arieggiare l’ambiente di coltivazione ed intervenire repentinamente alla comparsa dei primi sintomi con prodotti rameici e zolfo. Nei casi più gravi, è possibile intervenire con prodotti chimici stoppanti o curativi, ma è bene farsi consigliare da un tecnico o dal rivenditore di fiducia.
Sclerotinia: Si tratta di una malattia di origine fungina che attacca prevalentemente il fusto, alla base, su cui si formano tacche leggermente depresse di colore bruno. I tessuti colpiti appaiono imbruniti, sfibrati e successivamente si ricoprono di una muffetta bianca. Per evitare l’insorgere della malattia bisogna evitare gli eccessi idrici, garantire una buona areazione all’apparato radicale ed evitare concimazioni azotate troppo spinte.
Cladosporiosi: malattia di origine fungina che colpisce soprattutto le foglie, provocando sulla pagine superiore delle macchie decolorate dove, in corrispondenza delle stesse, sulla pagina inferiore si sviluppa poi una muffa bruno-olivastra. La malattia insorge con elevata umidità dell’aria (>90%) ed elevata temperatura (10-28°C), favorita dalla bagnatura prolungata, soprattutto nelle prime ore del mattino.
Afidi: sono visibili soprattutto sulle parti più tenere (germogli) della pianta dove gli individui verdi o bruni formano cospicue colonie. I danni ascrivibili a tali insetti sono sia l’indebolimento della pianta per sottrazione di linfa, sia lo sviluppo di fumaggini come conseguenza della produzione di melata. E’ importante intervenire alla comparsa dei primi individui a causa della loro elevata prolificità (in condizioni ambientali a loro favorevoli riescono a compiere oltre 10 generazioni l’anno); impiegare prodotti specifici: pricipio attivo Imidacloprid.
Ragnetto rosso: l’attacco si manifesta con punteggiature rugginose e scolorimenti sia sulle foglie che sui frutti; in caso di forti infestazioni si può assistere ad un rallentamento o addirittura ad un blocco della vegetazione. Alla comparsa dei sintomi utilizzare in miscela prodotti acaricidi specifici miscelando unovicida (principio attivo Lufenuron) con un adulticida (principio attivo Tebufenpirad), l’importante che lo spray raggiunga anche la pagina inferiore delle foglie.
Tripidi ed aleurodidi: sono dei piccolissimi insetti appartenenti all’ordine dei Rincoti, insetti dotati di apparato boccale pungente succhiatore, temuti sia per le punture d’alimentazione inflitte alle piante (in caso di attacchi pesanti si ha anche l’accartocciamento fogliare) ma soprattutto per la trasmissione di pericolosissimi virus in grado di alterare irreversibilmente la normale fisiologia vegetale.
Larve di lepidotteri: aggrediscono soprattutto le foglie ma non disdegnano né il fusto, né tanto meno i frutti, dove determinano rosure. Quando si vedono i primi individui allontanarli anche manualmente, se in numero ridotto, oppure con prodotti chimici specifici (principi attivi Spinosad, Deltametrina, piretroidi, Metaflumizone). Tra le larve più temute si annoverano quelle della Tuta absoluta, un micro-lepidottero che si è da poco diffuso nel bacino del Mediterraneo nelle principali regioni di coltivazione del pomodoro: le larve scavano delle caratteristiche mine nel mesofillo fogliare e gallerie nei frutti (quest’ultime sono il danno peggiore) attraverso le quali si può anche avere l’aggressione da parte di funghi patogeni (Botrytis– muffa grigia – in primis) con sviluppo di marciumi.