Zucchino ibrido della tipologia “bianco cilindrico corto”. Tipicamente coltivato per la produzione abbondante di fiori maschili. I frutti sono di colore verde chiaro molto lucenti, cilindrici corti, facili da raccogliere per via della lunghezza del peduncolo medio-lungo. Particolarmente tollerante alle basse temperature. 40 giorni circa dal trapianto alla raccolta.
Appartengono a questa famiglia numerose specie di ortaggi, tra cui i più coltivati sono lo zucchino, le zucche (tonde, lunghe e di varie forme), il cetriolo, il melone e l’anguria. Si tratta di piante erbacee, rampicanti o striscianti, poiché i loro fusti, cavi all’interno, non le sorreggono in modo efficace. Per questo motivo spesso sviluppano strutture di ancoraggio (viticci, filamenti verdi simili a corde che si attorcigliano a spirale appena in contatto con un sostegno). Si tratta di piante molto diverse, ma con esigenze molto simili.
Le zucche e le zucchine, a portamento strisciante, hanno in genere foglie molto grandi, fusti striscianti ruvidi e producono fiori maschili e femminili, entrambi di colore giallo-arancio. I frutti, con forma e colore variabili a seconda delle numerosissime varietà, hanno una polpa più o meno gialla con semi appiattiti. Fiori, frutti e semi sono commestibili. I frutti dello zucchino però si raccolgono verdi, immaturi, quando ancora sono di piccole dimensioni.
I cetrioli invece hanno un portamento rampicante e vengono allevate in posizione verticale, su sostegni . I frutti che producono sono di forma allungata, si raccolgono e si mangiano verdi e immaturi, prima che diventino gialli.
Il melone invece ha un portamento strisciante, viene allevato a terra, ha foglie grandi e fiori maschili e femminili di colore giallo. I frutti hanno la buccia liscia (melone giallo, ecc…) o rugosa e solcata (melone retato, melone tendral), polpa gialla o bianca, molto succosa e ricca di acqua e fibra, dolce e ricca si semi commestibili (esistono varietà apirene, cioè senza semi).
L’anguria, anch’essa a portamento strisciante, produce frutti di forma sferica, dalla buccia verde o chiazzata, la sua polpa zuccherina a maturità è rossa e contiene molti semi neri e appiattiti. Si tratta di piante molto esigenti dal punto di vista della temperatura, infatti mal sopportano minime al di sotto dei 10°C. Il terreno ideale è di medio impasto, tendente all’argilloso, ricco di sostanza organica e profondo. Sono piante che necessitano di una buona esposizione alla luce e di spazio, quindi rispettate le distanze consigliate in fase di trapianto e lasciate lo spazio necessario affinché diano i migliori risultati. Si tratta di piante con foglie molto grandi, quindi in grado di traspirare molto velocemente l’acqua che assorbono attraverso le radici. Pertanto sono piante che richiedono molta acqua.
Preparazione del terreno – Il terreno deve essere lavorato ad una profondità di almeno 30 cm. Concimare con letame maturo o concime organico pellettato (compost, ecc…): Dosaggio = 4-8 kg/mq. Il concime va incorporato bene nel corso della lavorazione profonda. Successivamente il terreno va affinato, perché troppo zolloso, ed eventualmente irrigato quanto basta prima di effettuare il trapianto.
Il Trapianto – Le distanze di trapianto variano a seconda della specie: Melone e anguria si trapiantano a distanze di 1 metro sulla fila e 1,5-2 metri tra le file, in quanto necessitano di molto spazio, per via del portamento strisciante della pianta e delle elevate esigenze del frutto (soprattutto idriche). Gli zucchini in genere si trapiantano a distanze di 70 cm sulla fila per 100 cm tra le file, hanno un portamento eretto in genere allevate su tutori di sostegno. Le zucche, in particolare la zucca rossa o la gigante necessitano di grandi spazi (fino a 2 metri tra una piannt e l’altra). I cetrioli invece sono piante rampicanti e vengono trapiantate a distanza di 50 cm sulla fila e 100 cm tra le file. Bisogna procedere creando nel terreno piccole buche e avendo cura di accostare bene la terra alla radice della pianta, fino al colletto, senza coprire il punto d’innesto, nel caso di piante innestate! Subito dopo il trapianto irrigare abbondantemente le piante per favorire l’accostamento della terra alla radice e quindi garantire un buon attecchimento.
Gestione della pianta – Per una corretta gestione della pianta e delle infestanti si consiglia la pacciamatura (soprattutto per gli zucchini). Lo zucchino non ha necessariamente bisogno di un sostegno, ma basta anche solo un supporto per mantenere eretto il fusto, che ha internodi molto corti. Le zucche invece, come anguria e melone, sono striscianti, quindi si svilupperanno senza bisogno di sostegni, occupando molto spazio. Il cetriolo invece ha portamento rampicante, quindi va legato a dei supporti. Altra operazione fondamentale è la potatura verde, che deve essere fatta nella zucca d’inverno per favorire l’ingrossamento dei frutti, nei cetrioli invece può essere fatta sopra la quinta foglia, per stimolare i rami orizzontali e mandare prima in frutto la pianta.
Fabbisogno idrico – Tutte le cucurbitacee necessitano di abbondanti irrigazioni, soprattutto nelle prime fasi di sviluppo della pianta e successivamente nelle fasi di ingrossamento dei frutti. La zucca d’inverno, come l’anguria per esempio, necessitano di abbondanti irrigazioni affinché si sviluppi un buon apparato fogliare e si ottengano frutti di grossa pezzatura. Anche i cetrioli amano abbondanza d’acqua (non ristagno), per evitare che il frutto si svuoti o diventi amaro. Bisogna quindi irrigare spesso, tenendo se possibile un terreno costantemente umido (40-45% di umidità del terreno).
La fruttificazione e la concimazione – le cucurbitacee sono piante con fiori unisessuali (maschili e femminili) portati sulla stessa pianta. Si consumano i frutti, in alcuni casi immaturi (zucchino e cetriolo) in altri invece si aspetta la piena maturazione (anguria, melone, zucca). Si consumano anche i fiori, che possono essere cotti o fritti. Tutte le cucurbitacee si avvantaggiano di abbondanti concimazioni organiche in fase pre-trapianto, ma anche di concimazioni azotate di copertura che consentono un buon sviluppo dell’apparato fogliare, e di concimazioni a base di fosforo e potassio, che favoriscono un abbondante fioritura. Nel caso dell’anguria però bisogna stare attenti a non concimare troppo la pianta nelle prime fasi, perché altrimenti si ottengono piante molto vigorose, che non entrano in produzione. Si dice infatti in gergo che la pianta deve “soffrire” ovvero patire fame e sete, per essere indotta a fiorire. Questa cosa è ancora più vera nel caso di piante innestate, che tendono ad essere ancora più vigorose. Tra le concimazioni suggerite ricordiamo anche quelle fogliari, a base di prodotti stimolanti (alghe ricche di ormoni naturali, concimi ternari 20.20.20 fogliari, concimi a base di potassio, concimi organici), soprattutto nel caso di zucche e zucchine, che hanno foglie in grado di nutrirsi la pari delle radici!
Le avversità che più frequentemente possono colpire le specie appartenenti a questa famiglia sono:
Sclerotinia
Generalmente viene aggredita la parte basale del fusto e, talvolta, anche gli stessi frutti. Sulle parti colpite si sviluppa un marciume molle con produzione di abbondante muffa feltrosa bianca. All’interno di questa si possono osservare spesso piccoli sclerozi scuri. Il patogeno, che si conserva anche per diversi anni nel terreno allo stato saprofitario, è favorito da alte umidità relative. In agricoltura convenzionale si consiglia la sterilizzazione del terreno prima di effettuare il trapianto e dei trattamenti specifici con prodotti chimici di sintesi. Per la coltivazione hobbystica invece si preferisce prendere una serie di accorgimenti, per esempio evitare ristagni idrici, soprattutto attorno al colletto, perché determinano sviluppo di marciumi, effettuare frequentemente trattamenti a base di rame, che irrobustiscono il fusto e induriscono i tessuti. Si consiglia l’utilizzo di piante innestate, più forti e resistenti, in grado di superare meglio le patologie del terreno.
Corynespora melonis (cercosporiosi delle cucurbitacee)
Attacca soprattutto le coltivazioni sotto serra. Sulle foglie si evidenziano delle maculature giallastre che, accrescendosi rapidamente, necrotizzano e si perforano al centro. Alti livelli di infezione possono determinare caduta delle foglie e, conseguentemente, indebolimento dei frutti che ingialliscono e raggrinziscono. Lo sviluppo della fitopatia è favorito dalle alte temperature (circa 30°C).
Phythium sp. (marciumi radicli)
Il fungo colpisce generalmente le giovani piante. Su queste determina la comparsa di un marciume scuro e secco intorno alla zona del colletto e/o sulle radici più superficiali. Le piante colpite appassiscono e muoiono anche nel volgere di poco tempo. L’infezione è favorita da eccessi di umidità a livello del terreno. La malattia si sviluppa tra i 10 e i 35 °C, con un optimum intorno ai 27-28°C. In agricoltura convenzionale si consiglia la sterilizzazione del terreno prima di effettuare il trapianto e dei trattamenti specifici con prodotti chimici di sintesi. Per la coltivazione hobbystica invece si preferisce prendere una serie di accorgimenti, per esempio evitare ristagni idrici, soprattutto attorno al colletto, perché determinano sviluppo di marciumi, effettuare frequentemente trattamenti a base di rame, che irrobustiscono il fusto e induriscono i tessuti. Si consiglia l’utilizzo di piante innestate, più forti e resistenti, in grado di superare meglio le patologie del terreno.
Botritys cinerea (muffa grigia)
Il fungo attacca tutti gli organi epigei della pianta. Su foglie e fusti si manifesta con aree irregolari di marciume chiaro che presto danno luogo (in presenza di alta umidità) allo sviluppo della caratteristica muffa grigia. Anche i fiori possono essere colpiti in maniera analoga. Il danno più grave è quello a carico dei frutti, sui quali, attraverso ferite di varia natura, il fungo determina marcescenza molle degli stessi. Fattori predisponenti sono :alti valori termici ed igrometrici , eccessiva vigoria della pianta, scarsa ventilazione. Si consiglia di effettuare spesso trattamenti a base di zolfo e rame, al fine di garantire una buona copertura fogliare, indurire i tessuti e ridurre gli attacchi.
Erysiphe sp. (odio o mal bianco)
Il fungo sviluppa un micelio biancastro e polverulento sulla superficie delle foglie. Conseguentemente viene ridotta la funzionalità fotosintetica della pianta. La malattia, che può insorgere anche molto rapidamente, si manifesta con condizioni ambientali ventilate, così come accade per altre specie di Oidio. Si consiglia di effettuare spesso trattamenti a base di zolfo e rame, al fine di garantire una buona copertura fogliare, indurire i tessuti e ridurre gli attacchi.
Esistono numerose altre patologie che frequentemente attaccano queste specie, ma si rimanda a siti più specifici.