Lavanda Vera Italiana

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  • La Lavandula Officinalis o Lavanda Vera o Spico è una pianta suffruticosa sempreverde della famiglia delle Lamiaceae. E’ sicuramente una delle piante più insolite e particolari della nostra flora. Originaria dei Paesi del Mediterraneo è una pianta a portamento eretto che arriva anche ad un metro di altezza. I rami sono quadrangolari provvisti di foglie lineari di colore grigio-verde. Tutte le parti verdi della pianta sono ricoperte da una fitta peluria. L’infiorescenza è posta al termine del fusto che nella sua parte superiore manca di foglie; I fiori sono riuniti in verticilli che nel loro insieme formano una vistosa spiga, di colore viola-bluastro. I fiori di Lavanda, contrariamente a tante altre specie, conservano a lungo il loro aroma anche se secchi. È infatti consuetudine mettere dei sacchetti di tela nei cassetti per profumare la biancheria.

  • Raccolta:
  • Esposizione Soleggiata: Si
  • Distanza File
  • Peso: Peso:
  • Tollerante a:

Le ortive da foglia (lattughe, indivie, spinacio e similari) sono tra le colture più diffuse negli orti familiari in quanto riescono a dare grandi soddisfazioni agli “hobbysti”: si ottiene un ottimo raccolto nonostante le ridotte cure colturali richieste. Prediligono un clima fresco e temono le gelate tardive. Tutte le colture da foglia  prediligono un terreno ricco di sostanza organica ben decomposta e senza ristagni idrici ma ciò nonostante si adattano bene a qualsiasi tipo di ambiente di coltivazione; La temperatura ideale di accrescimento è compresa tra i 15 e i 18°C, al di sotto dei -3° C le piante non vegetano e lo stesso accrescimento può essere compromesso. Prima del trapianto è opportuno rendere più soffice possibile il terreno così da permettere al sottile apparato radicale di svilupparsi con facilità e rapidità. Le ortive da foglia hanno la tendenza ad accumulare “nitrati” nelle foglie (che sono tra l’altro le uniche parti edibili della pianta), sostanze azotate che derivano in gran parte da un eccesso di concimazione (chimica o con letame); i nitrati nell’organismo umano si possono trasformare in nitriti, composti altamente tossici: le lattughe che contengono meno nitrati sono quelle concimate poco, coltivate in pieno campo (non in serra) e raccolte alla fine della giornata, questo perché l’esposizione alla luce del sole riduce la concentrazione di nitrati nelle foglie. Per ridurre l’accumulo di nitrati è opportuno quindi allevare le piante in pieno sole, escludendo dunque ambienti di coltivazione ombreggiati o in penombra. Le colture da foglia si prestano bene ad essere allevate in vasi e fioriere, assecondando così la crescente esigenza, soprattutto di chi vive nei centri urbani, di avere un proprio “orto sul balcone“.

In condizioni climatiche favorevoli, la lattuga può essere coltivata in qualsiasi tipo di terreno purché non presenti difficoltà per le operazioni di sistemazione necessarie alla preparazione del letto di semina come in quelli eccessivamente argillosi, limosi o ricchi di scheletro.

Preparazione del terreno – Prima dell’impianto occorre un’accurata preparazione. Generalmente nei terreni franco argillosi si ricorre ad una vangatura profonda di 30-50 cm, eseguita con un certo anticipo sulla data trapianto, soprattutto quando si devono interrare eventuali residui della coltura precedente e/o fertilizzanti organici. In genere si consiglia una buona concimazione organica a base di letame (4 Kg/mq) o pellettato organico o composto. A questa dovranno fare seguito particolari lavori per sminuzzare le zolle tenendo presente di non eccedere nell’affinamento per non provocare presenza di polvere nella zona più superficiale che può essere la causa di successiva formazione di crosta in seguito ad interventi irrigui per aspersione. Si consiglia la sistemazione del terreno a prose, creando cioè delle aiuole di coltivazione rialzate di circa 15-20 cm. dove mettere a dimora le piante a file binate. Questa sistemazione favorisce lo sgrondo delle acque in eccesso e riduce i problemi legati a malattie fungine e marciumi radicali in particolare.

Trapianto – È sicuramente da preferire questa operazione rispetto alla semina, perché si evita di dover intervenire successivamente con il recupero delle fallanze. Inoltre si ha un notevole risparmio di tempo e un anticipo di produzione. Vengono adottati in genere sesti d’impianto di 0,25 cm sulla fila x 30-40 cm tra le file. Si possono adottare sesti di impianto anche più stretti, ma si consiglia di lasciare il giusto spazio al fine di evitare competizione tra le piante e problematiche di tipo fitosanitario.

Pacciamatura – Questa operazione può essere eseguita utilizzando film plastici di PE nero o bianco di 0,05 mm di spessore. Si ricorda quali sono i numerosi vantaggi di questa operazione:

  • Contenimento delle erbe infestanti;
  • Ridotto consumo di acqua per irrigare;
  • Maggiore precocità di raccolta (grazie al fatto che il terreno riscalda di più);
  • Produzioni più abbondanti;
  • Cespi puliti;
  • Minore incidenza di malattie;

Irrigazione – La lattuga, come molti ortaggi da foglia da taglio si adatta bene ad essere coltivata in terreni asciutti. Al fine, però, di migliorare la produzione anche sotto il profilo qualitativo, con foglie croccanti e poco fibrose, è necessario operare in terreni caratterizzati da buona dotazione di acqua disponibile. Appare ovvio che la scelta del sistema irriguo dovrà garantire una distribuzione uniforme dell’acqua e soprattutto non provocare calpestamento e imbrattamento delle foglie. In genere gli ortaggi da foglia vengono irrigati per aspersione, per semplicità, ma si ricorda che il metodo migliore rimane sempre quello a goccia, utilizzando manichetta forata, che garantisce una distribuzione omogenea dell’acqua ed evita la bagnatura delle foglie che spesso provoca l’insorgenza di malattie fungine. Nella fase di attecchimento sono necessari interventi irrigui a cadenza giornaliera, mentre in prossimità della raccolta essi possono essere anche diradati. Per evitare scottature fogliari o stress termici alla coltura è preferibile irrigare la sera o, meglio, la mattina presto in modo da evitare che la lattuga rimanga bagnata per tutta la notte favorendo in questo modo l’insorgere di malattie batteriche e fungine (peronospora e marciumi basali) e l’attrazione di limacce dai bordi inerbiti del campo.

Concimazione – oltre alla concimazione di fondo, si suggeriscono interveti di copertura con fertilizzanti chimici azotati, ma anche ternari (azoto – fosforo – potassio) al fine di aiutare la pianta nella fase di accrescimento. Per quanto riguarda i dosaggi si rimanda ai consigli di tecnici specializzati e si suggerisce anche di chiedere ai rivenditori autorizzati, che possono indicare diverse soluzioni.

Per approfondimenti si rimanda a siti più specifici.

Rhyzoctonia (marciume del colletto)
La malattia si manifesta con un marciume molle che parte dalle foglie più esterne (che si adagiano al suolo), per interessare poi le più interne, senza, tuttavia (a differenza di altre fitopatie), aggredire il fusto. Lo sviluppo del patogeno è favorito da alti livelli di umidità e da eccessi di azoto.

Alternaria (maculature fogliari)
Questo fungo determinano la comparsa, sulle foglie, di macchie irregolarmente tondeggianti, dapprima clorotiche e poi scure, che col tempo tendono a confluire portando ad ampie zone necrotiche. Condizioni di alta umidità ambientale favoriscono lo sviluppo della malattia.

Sclerotinia
La fitopatia colpisce preferibilmente le piante prossime alla raccolta. Inizialmente le foglie esterne si afflosciano al suolo. Successivamente l’infezione si propaga all’interno, con marcescenza della zona del colletto e, quindi, dell’intera pianta. Sulle parti colpite si osserva una muffa bianca all’interno della quale si sviluppano spesso piccoli sclerozi neri. Lo sviluppo epidemiologico vede colpite dapprima poche piante sparse, e successivamente, nei casi più gravi, ampie zone della coltivazione. La malattia si sviluppa meglio in condizioni termiche ed idrometriche elevate.

Bremia (peronospora)
La malattia si manifesta soprattutto nelle coltivazioni autunno-invernali. A partire dalla foglie più esterne si diffonde via via verso quelle centrali. Su queste si evidenziano delle macchie clorotiche a contorno angolare, che, sulla pagina inferiore, danno frequentemente luogo allo sviluppo di una caratteristica muffa biancastra (costituita dai conidiofori del fungo). Il patogeno si sviluppa meglio con temperature fresche (13-20 °C), e alte umidità (un velo di acqua liquida favorisce fortemente la germinazione dei conidi e l’infezione primaria). Si consiglia di eseguire delle concimazioni bilanciate, senza esagerare con le concimazioni azotate, e di evitare quanto più possibile le alte umidità ambientali. Inoltre è indispensabile curare bene il drenaggio dell’acqua per evitare ristagni. Si consigliano trattamenti rameici in fase preventiva, oltre che l’utilizzo di varietà professionali con elevata resistenza alla bremia.

Botritys cinerea (muffa grigia)
La sintomatologia è del tutto simile a quella determinata da Sclerotinia, se non per il fatto che il feltro miceliale è di colore grigiastro e che, generalmente, non si osservano sclerozi nella massa miceliale. Anche in questo caso piante troppo vigorose (eccessi di azoto) e alte umidità relative favoriscono lo sviluppo del patogeno.

Esistono numerose altre patologie e fitofagi che frequentemente attaccano queste specie, ma si rimanda a siti più specifici.

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